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Titolo: La cena
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Autore: Herman Koch
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Editore: Beat
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Anno: 2009
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Pagine: 255
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Prezzo: 9,00 €
A
chi era piaciuto “Carnage” piacerà quasi sicuramente questo romanzo di Herman
Koch che un po’ richiama la pellicola del 2011 di Roman Polanski per numero di personaggi e ambienti in cui si svolge
l’azione. In questo libro troviamo, infatti, quattro persone a cena insieme in
un ristorante di lusso e la storia dura quanto la loro serata. Due fratelli,
Paul e Serge Lohman, e le rispettive mogli, Claire e Babette, si trovano per
cenare e discutere insieme del futuro dei loro figli, anche se il vero e
proprio motivo della riunione di famiglia rimane come nell’aria per tutto il
racconto per poi essere rivelato solo proseguendo nella lettura. Come tutti
quegli argomenti scottanti che non vengono trattati perché se non se ne parla è
come se non esistessero, ma in realtà i problemi vengono solo posticipati. Per
queste due famiglie il guaio da risolvere è scaturito dal comportamento
spregiudicato e violento che i loro figli hanno avuto nei confronti di una
senzatetto. In seguito all’uccisione della donna e alla trasmissione delle
immagini dell’omicidio in televisione e internet grazie a telecamere di
sicurezza, ma non solo, la famiglia Lohman si ritrova davanti a un bivio: dire
tutta la verità, anche se questo comporterebbe compromettere il futuro dei
ragazzi, o “lavare i panni sporchi” in famiglia cercando di convivere con il
senso di colpa, anche se Serge, candidato alle prossime elezioni, sembra aver
già deciso cosa fare anche per gli altri.
Un
romanzo assolutamente non scontato, che non vuole indorare la pillola su
niente, crudo, e purtroppo molto attuale. Koch ci spinge a chiederci da che
parte stiamo e si arriva alla fine del romanzo un po’ scossi e turbati. La
sensazione che ho provato finita la lettura è stata un misto tra disgusto e
arrendevole consapevolezza che quelle parole non sono parte di un copione
inventato ma che, purtroppo, potrebbero adattarsi a molte situazioni moderne. I
motivi sono vari: i problemi all’interno di famiglie troppo fragili, cattiveria
e inconsapevolezza (si spera almeno) dei più giovani che non si sa per quale
motivo trovano piacere nel far vedere al mondo quanto e come possono trasformarsi in mostri. E poi la verità, la
capacità di prendersi le proprie colpe e scontare una qualche pena per scontare
i propri errori. I personaggi non sono per niente perfetti, tutt’altro, ed è
quindi molto più facile immedesimarsi in loro e riconoscerne la
contemporaneità.
Articolo pubblicato sul numero 14 di Luglio 2014 del periodico "L'Indicatore mirandolese" di Mirandola (MO).
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