mercoledì 24 dicembre 2014

La vita di Adele

Il film è finito da poco più di un minuto. Era uno di quelli di cui ho sempre visto la locandina che dicevo di vedere ma poi non mi decidevo. E invece stasera non mi sono nemmeno accorta del tempo che è passato e dei 173 minuti di pellicola. Si viene letteralmente rapiti dagli occhi della fantastica protagonista Adèle Exarchopoulos. La telecamera è costantemente puntata su di lei e sulle sue espressioni. Viviamo quindi le sue esperienze e percepiamo le sue paure, i suoi timori, le sue gioie, la sua passione, il dolore e la rassegnazione. Si viene invasi dal calore che traspare da questo film. Entrambe le protagoniste sono bravissime ma la Exarchopoulos mi ha davvero folgorata. Adele è un personaggio straordinario: interessante e coinvolgente.
Alcune scene sono molto forti e intense, a qualcuno potrebbe risultare quasi esagerato, ma penso che se visto con la giusta ottica e mentalità si possa capire perché non sono state tagliate. La storia è quella di Adele, una ragazza del liceo che adora la letteratura e  che inizia a chiedersi quale sia il suo orientamento sessuale. Dopo l'incontro con Emma, Adele capisce di essere lesbica e le due iniziano una relazione. Emma studia belle arti e sogna di dipingere, Adele invece sogna di diventare una maestra. Le due ragazze sono molto diverse tra loro ma sono innamorate e vivono la loro storia con libertà e intensità. Purtroppo non sempre le cose vanno per il verso giusto, non tutto è sempre facile, e anche loro due si troveranno a dover affrontare i problemi che due persone che si amano potrebbero dover vivere. Perché il film parla soprattutto di questo: amore.
Amore per il proprio lavoro, per il proprio compagno o la propria compagna, per la libertà, anche sessuale. Possono astenersi quelli con mentalità chiuse, ottuse, che pensano che l'omosessualità vada contro la natura umana e compagnia bella.
Qui si parla  e di vede l'amore senza guardare in faccia a nessuno, senza etichette, senza remore. Perché l'amore non si fa tante domande, né problemi. Arriva tra due persone. L'importante è che sia forte, vero e duraturo. Il resto è tutto una stronzata.


lunedì 8 dicembre 2014

INTERSTELLAR

Durante il tragitto verso casa, dopo la visione di "Interstellar" al cinema, mi è venuto in mente l'ultimo verso della Divina Commedia di Dante, "Amor che move il sole e l'altre stelle", che penso possa racchiudere perfettamente il senso del film di Christopher Nolan.
Sì è vero, Hollywood ha rotto un po' le scatole con le storie del "moriremo tutti a meno che uno di noi non diventi un eroe e ci salvi", ma come con i film dei supereoi, almeno uno all'anno ne deve uscire, e se quello che esce è un prodotto come "Interstellar" ben vengano i film di fantascienza.
In realtà la storia si svolge in un futuro non troppo lontano in cui l'umanità sta per essere eliminata da una piaga che affligge l'agricoltura e che ha fatto rimanere come unica risorsa il mais, destinato però anch'esso a sparire. Come in un vero romanzo di Orwell anche i libri di scuola sono stati corretti  per screditare tutte le innovazioni scientifiche del passato e per valorizzare lo studio dell'agricoltura come unica possibilità di sopravvivenza. Dovendo trovare un altro pianeta dove l'uomo possa continuare a vivere, una piccola squadra di scienziati parte con l'astronave Endurance guidati da Cooper (Matthew McConaughey ha decisamente alzato il suo livello, ora capisco perchè non voglia più recitare nel seguito di Magic Mike). Della squadra fa parte anche Amelia Brand, figlia dello scienziato che, tramite un'equazione, cerca da anni una soluzione per poter salvare il mondo. I risvolti qui non posso rivelarli perché rovinerei la sorpresa, ma di colpi di scena ce ne sono parecchi, abbastanza per non sentire il tempo che passa. Tre ore passano in un batter d'occhio, come se anche gli spettatori fossero in uno di quegli spazi temporali del film che avrebbero fatto impazzire Kubrick. A volte un cast troppo "alto" non è garanzia di qualità, in questo film invece tutto è perfetto. E la cosa più bella che ne esce è l'importanza dell'amore e della fiducia, qui lo troviamo tra un padre e sua figlia, che è davvero quello che fa muovere tutto quanto in questo pazzo universo che stiamo distruggendo con le nostre mani. 
Il film tocca anche altre tematiche a me molto care, quali la fragilità umana. Fino a che punto può spingersi l'uomo per sopravvivere? Fino a che punto il nostro egoismo guida le nostre azioni, anche a discapito di altri?
Prima che un film come questo da fantascientifico diventi un documentario, dovremmo provare la sensazione di amare davvero la nostra Terra, e quindi i nostri figli.
Dovremmo provare a far prendere il sopravvento all'amore su tutto il resto.
Questo è l'unico esperimento, anche se il più complicato, che potrebbe salvare l'umanità, più di astronavi, buchi neri o gravità.