sabato 18 gennaio 2014

The Counselor

Sinceramente non so assolutamente cosa dire del nuovo film di Ridley Scott. Se dico qualcosa di brutto poi magari c'è qualcuno che potrebbe chiedersi chi sono io per criticare il regista di "Thelma & Louise", "Alien", "Un'ottima annata", "Il gladiatore", etc...
Se però dico qualcosa di positivo io stessa mi chiederei se ci credo veramente. Mi chiedo anche se le recensioni in cui leggo che è un bel film siano state scritte da persone che pensano sia così solo perche' è, appunto, di Ridley Scott. Come se tutte le borse o gli abiti di Armani o di Prada fossero belle solo perche' c'è una bella firma. Io ammetto che mi aspettavo di più. Ho seguito attentamente il film, ma per tutta la sua durata ho aspettato che mi venisse data la possibilità di congiungere tutti i personaggi, di capire il nesso tra tutte le scene, ma sono arrivata ai titoli di coda e una spiegazione vera e propria non l'ho avuta. O forse ho dei limiti io e in questo film proprio non ci ho visto un qualcosa che somiglia a una trama e che di solito in un film è molto importante..
Sicuramente ci hanno fatto capire molto bene come funzionano i cartelli, com'è il mondo in quelle zone del Messico (che tra l'altro avevo già visto in una bellissima serie tv che si chiama "The bridge" con Diane Kruger e Demiàn Bichir), la loro crudeltà, la cattiveria tra cui si vive o almeno si cerca di farlo. Questo sì, il film ne ha reso molto bene l'idea. Ottimi tra l'altro Michael Fassbeneder, che penso dia sempre quel qualcosa in più a un film, una cosa che non vedi ma che diventa essenziale, e Cameron Diaz. Abbandonate l'idea della vecchia Mary.. qui è una famelica donna che ci regala una scena  talmente "particolare" che si rischia quasi che il film venga ricordato per la sua esibizione. Un po' come quando si parla di "Harry ti presento Sally" e la gente chiede: "quale, quello dove lei ha un orgasmo al tavolo?".
Ho letto proprio ieri che Cameron Diaz ha dovuto doppiarsi una seconda volta perche' aveva recitato con un accento errato non adatto al suo personaggio, fatto che da noi in Italia non avrebbe mai potuto essere scoperto dato che siamo ancora troppo ottusi per capire che i film vanno visti in lingua originale. Probabilmente la visione in versione originale avrebbe dato un senso maggiore al film. Magari le facce degli spettatori che sono usciti con me dal cinema giovedì sera sarebbero state le stesse, ma almeno avremmo colto molte più sfumature che in un film non completamente riuscito sono essenziali. 

sabato 4 gennaio 2014

I sogni segreti di Walter Mitty

Ci sono alcuni film che appena vengono nominati ti fanno sorridere perché li ricordi con dolcezza. Mi succede sempre, ad esempio, con "Lost in Translation", con "Last night" o con "Elisabethtown". Credo che d'ora in poi questa cosa succederà anche con "I sogni segreti di Walter Mitty, l'ultimo film di Ben Stiller che interpreta anche il protagonista, Walter Mitty appunto. Mitty lavora come editor fotografico all'interno della rivista "Life". Il giornale, come spesso accade al giorno d'oggi, viene acquisito da un più potente e freddo gruppo che ovviamente perde di vista i valori di fondo e le basi morali su cui si fondava tutto il lavoro di Life. Per un caso, fortuito o no, Walter si ritrova per la prima volta in vita sua a essere il protagonista di uno di quei luoghi a cui ha sempre dato vita tramite lo sviluppo di rullini e compie una vera e propria avventura cercando di recuperare un negativo che sembra misteriosamente scomparso. Sarà stata la vicinanza al Natale, non so, ma anche se di film che parlano dell'importanza di fare quello che vogliamo, di prendere delle decisioni coraggiose senza paura, ce ne sono già stati tanti, mi ha fatto piacere sentirmelo ripetere anche da Ben Stiller. Mitty è un personaggio che sogna spesso a occhi aperti (e in questo mi ci ritrovo appieno!) e che molte volte si estranea finendo in un mondo tutto suo. Poi finalmente, però, prende la sua vita tra le mani e ne diventa regista, non solo spettatore. Comincia ad avere fiducia e parte per un'avventura: chi se ne frega se fa paura, chi se ne frega se non si fa, se non è convenzionale. Nei sogni una persona può essere quello che vuole, non ci sono difetti, i problemi si risolvono con facilità, tutto va come abbiamo sempre voluto. E non fa male se qualcuno ogni tanto ci ricorda che a volte i sogni si possono avverare e che non bisogna mai smettere di credere in sè stessi. Se poi chi ci dice o ci fa capire questa cose è un attore che non può far altro che piacerti e che ti porta in luoghi meravigliosi, non puoi fare altro che crederci davvero. Leggo su Internet che si pensa di realizzare un secondo Walter Mitty dal 1994 (il primo era del 1947) e si leggono almeno una trentina di nomi diversi tra chi doveva fare il protagonista, chi il regista, quale doveva essere la casa produttrice. Alla fine è arrivato Ben Stiller che, proprio come Mitty, ha preso in mano la situazione e ha creato questo film. Ben vengano i vent'anni di attesa!