sabato 11 agosto 2018

CHIAMAMI COL TUO NOME

"Chiamami col tuo nome" è un film che mi è rimasto dentro. Nel cuore, nella mente, sulla pelle. Non riesco a dimenticarmi di loro anche a distanza di giorni. Non riesco a scordarmi di Elio e Oliver, i due protagonisti, e mi ritrovo spesso a sorridere.
Luca Guadagnino ha girato un piccolo capolavoro e dico piccolo solo perché, tutto sommato, è una storia semplice. E' un film che vede location di paesi di provincia, pochi personaggi, nessun effetto speciale. E' un film che racconta una storia intima, dolce, profonda in modo delicato.
Elio è il figlio di due colti ebrei italoamericani che hanno una casa in Italia dove passano le vacanze estive e ogni anno ospitano uno studente straniero. Il film inizia con l'arrivo di Oliver, giovane americano che rimarrà con loro per sei settimane per ultimare la tesi del dottorato. Oliver è bello, sicuro di sé, estroverso e Elio inizia a provare sensazioni che non credeva possibili. Elio ha 17 anni e noi, grazie a uno davvero straordinario e talentuoso Timothée Chalamet, vediamo e comprendiamo le sue prime emozioni sessuali, la scoperta del desiderio. Vediamo nascere istinti del tutto nuovi in questo ragazzino abituato a leggere libri, fare nuotate e suonare musica classica al pianoforte. Le scene in cui viene raccontato questo amore tra Oliver e Elio sono sempre girate in modo elegante, mai volgare. Questa naturalezza anche nelle scene di sesso  mi ha fatto pensare ai film Bertolucci, in particolare a "Io ballo da sola". Lì c'era Liv Tyler che scopriva il suo corpo, qui abbiamo Chalamet. In "Io ballo da sola" la tenuta era nelle campagne toscane, qui in quelle cremasche. E questa provincia lo spettatore la vive, la sente. Attraverso le strade di campagna, i viottoli in paese, i fiumi, i colori accesi della nostra estate, della nostra Italia. Ci si ritrova a desiderare di essere lì con loro, in quell'estate del 1983, a sperare in un invito a cena di questi genitori che invidierei se non ne avessi già di favolosi (il dialogo del Sig. Perlman al figlio Elio è davvero emozionante).
Tutto di questo film mi è piaciuto: la sintonia e la chimica dei due attori, la fotografia, la colonna sonora, la storia, la sceneggiatura, l'interpretazione...
Se non lo avete già visto, e se non vi fa paura l'amore tra due persone dello stesso sesso, immergetevi in questa storia il prima possibile. Preparatevi però a non uscirne.


venerdì 10 agosto 2018

LA CAMPANA DI VETRO

Unico romanzo di Sylvia Plath, “La campana di vetro” è un libro a tratti ironico, a tratti triste, sicuramente toccante. Questo romanzo semi autobiografico racconta la storia di Esther, giovane studentessa di Boston, che vince una borsa di studio per lavorare presso un giornale a New York. Giovane, inesperta ma spesso caparbia, si ritrova presto nel bel mezzo di un vortice con la sensazione di esservi trainata passivamente, sensazione che la porterà a diversi tentativi di suicidio e, quindi, alla riabilitazione presso una clinica psichiatrica. 
Dopo essere iniziata alla vita sociale newyorchese, infatti, Esther inizierà a sentire sempre più forte quella sensazione di estraneità alla condizione di donna degli anni cinquanta. Combattuta tra la voglia di stabilità per diventare parte di una famiglia e quella di libertà, Esther vedrà prevalere ben presto dentro di sé la voglia di evasione, di trasgressione. Non riuscirà più a sopportare quella sensazione di una campana di vetro sopra la sua testa ad opprimerla ma non sarà abbastanza forte da reagire attivamente e si ritroverà a scegliere la strada del suicidio, più volte non andato a buon fine. In seguito a sedute di elettroshock e al ricovero per sei mesi presso una clinica sotto le cure della dottoressa Nolan, per Esther sembra aprirsi un futuro migliore, pieno di aspettative con la sicurezza di essersi finalmente liberata da quei sentimenti che soffocavano lei e la sua creatività. 
Chi conosce la biografia di questa poetessa sa che la Plath non riuscì mai a sconfiggere questa depressione e che morì suicida a soli trent’anni. Io non conoscevo la sua storia, mi sto documentando ora con un altro libro che descrive le sue opere, e devo dire che il suo romanzo mi è piaciuto molto. Mi è piaciuto il suo linguaggio forbito, la sua scrittura scorrevole, la complessità dei personaggi femminili. Mi sono ritrovata in alcune sensazioni e pensieri di Esther che si trova in balìa di una società ancora maschilista e ignorante, con la sua voglia di fare esperienze emozionanti ma anche con la fragilità con la quale invece poi le affronta.

Consiglio questo romanzo a tutti, specialmente a quelli che come me non avevano ancora letto niente della Plath, affinchè si inneschi quella curiosità di sapere di più di una delle poetesse più potenti e misteriose del ventesimo secolo.

·      Titolo: La campana di vetro
·      Autore: Sylvia Plath
·      Editore: Mondadori
·      Anno: edizione 2016
·      Pagine: 228
    Prezzo: 12,00 €

Articolo pubblicato sul periodico "L'indicatore mirandolese" sul numero 15 Agosto 2018