sabato 8 ottobre 2016

STORIA DELLA MIA GENTE


·      Titolo: Storia della mia gente
·      Autore: Edoardo Nesi
·      Editore: Bompiani
·      Anno: 2010
·      Pagine: 169
·      Prezzo: 12,00 €

Volendo leggere prima o poi tutti i libri vincitori del “Premio Strega” mi sono imbattuta, fortunatamente, anche in questo libro di Edoardo Nesi: “Storia della mia gente”. Questo piccolo romanzo è come un estratto di un diario personale, una riflessione, un’accusa verso quello Stato Italiano che ha lasciato soli i piccoli commercianti che, come Nesi e la sua famiglia con la loro azienda tessile, sono stati costretti alla cessione o alla chiusura delle loro attività.
“Storia della mia gente” è il racconto di tutti quei piccoli imprenditori che non hanno avuto alcun beneficio dall’apertura del mercato mondiale degli anni novanta, ma che hanno iniziato, invece, ad avere problemi sempre più grandi legati alla concorrenza e ai costi troppo alti rispetto agli altri mercati da cui abbiamo iniziato ad attingere. Un’apertura di frontiera senza controllo o freno, che ha piegato l’Italia, o almeno quella parte di produzione che era parte fondamentale della nostra economia. Non mi addentro in questioni troppo tecniche, il mio professore di economia delle superiori diceva che avevo sei perché copiavo ed era vero, ma penso di poter capire anche io che qualche lacuna c’è stata. Non so se per disinteresse o se per incompetenza, ma senza alcun dubbio le imprese italiane sono state abbandonate.
Con la creazione dell’Euro è successa la stessa cosa: la moneta unica era importante, penso indispensabile, ma necessitava di controlli e vigilanza.
Un tema molto attuale, quindi, quello che ha fatto vincere Nesi nel 2012 e che penso possa essere condiviso dalla stragrande maggioranza di chi ha, o aveva, un’attività. Una lettura corta  e veloce che però ti rimane in testa, ti fa riconoscere che siamo in questo guaio e che lascia un po’ di amaro in bocca. Edoardo Nesi ha trovato comunque un percorso alternativo per la sua vita, mi auguro che anche l’economia italiana riesca a farlo.

Articolo pubblicato sul numero 24 di Dicembre 2014 del periodico "L'Indicatore mirandolese" di Mirandola (MO).

venerdì 7 ottobre 2016

LA CENA


·      Titolo: La cena
·      Autore: Herman Koch
·      Editore: Beat
·      Anno: 2009
·      Pagine: 255
·      Prezzo: 9,00 €

A chi era piaciuto “Carnage” piacerà quasi sicuramente questo romanzo di Herman Koch che un po’ richiama la pellicola del 2011 di Roman Polanski per numero di personaggi e ambienti in cui si svolge l’azione. In questo libro troviamo, infatti, quattro persone a cena insieme in un ristorante di lusso e la storia dura quanto la loro serata. Due fratelli, Paul e Serge Lohman, e le rispettive mogli, Claire e Babette, si trovano per cenare e discutere insieme del futuro dei loro figli, anche se il vero e proprio motivo della riunione di famiglia rimane come nell’aria per tutto il racconto per poi essere rivelato solo proseguendo nella lettura. Come tutti quegli argomenti scottanti che non vengono trattati perché se non se ne parla è come se non esistessero, ma in realtà i problemi vengono solo posticipati. Per queste due famiglie il guaio da risolvere è scaturito dal comportamento spregiudicato e violento che i loro figli hanno avuto nei confronti di una senzatetto. In seguito all’uccisione della donna e alla trasmissione delle immagini dell’omicidio in televisione e internet grazie a telecamere di sicurezza, ma non solo, la famiglia Lohman si ritrova davanti a un bivio: dire tutta la verità, anche se questo comporterebbe compromettere il futuro dei ragazzi, o “lavare i panni sporchi” in famiglia cercando di convivere con il senso di colpa, anche se Serge, candidato alle prossime elezioni, sembra aver già deciso cosa fare anche per gli altri.
Un romanzo assolutamente non scontato, che non vuole indorare la pillola su niente, crudo, e purtroppo molto attuale. Koch ci spinge a chiederci da che parte stiamo e si arriva alla fine del romanzo un po’ scossi e turbati. La sensazione che ho provato finita la lettura è stata un misto tra disgusto e arrendevole consapevolezza che quelle parole non sono parte di un copione inventato ma che, purtroppo, potrebbero adattarsi a molte situazioni moderne. I motivi sono vari: i problemi all’interno di famiglie troppo fragili, cattiveria e inconsapevolezza (si spera almeno) dei più giovani che non si sa per quale motivo trovano piacere nel far vedere al mondo quanto e come possono  trasformarsi in mostri. E poi la verità, la capacità di prendersi le proprie colpe e scontare una qualche pena per scontare i propri errori. I personaggi non sono per niente perfetti, tutt’altro, ed è quindi molto più facile immedesimarsi in loro e riconoscerne la contemporaneità. 


Articolo pubblicato sul numero 14 di Luglio 2014 del periodico "L'Indicatore mirandolese" di Mirandola (MO).