venerdì 28 agosto 2015

ARRIVANO I PAGLIACCI - Chiara Gamberale

Questo è il quarto libro di Chiara Gamberale che leggo e sono rimasta ancora una volta colpita dalla bellezza, dalla tenerezza e dalla straordinarietà della sua scrittura.
Sempre di più questa scrittrice è diventata una di quelle persone che penso sarebbe interessante conoscere, con la quale farei volentieri due chiacchiere davanti a un caffè.
In questo libro la protagonista, Allegra Lunare, trasloca dalla casa in cui ha vissuto i suoi primi vent'anni e decide di lasciare un libro ai signori Godalla che prenderanno il suo posto. Decide, infatti, di scrivere loro i significati di tutto quello che lascerà perché, ci dice, "io lascio quasi tutto". 
Comincia a descrivere la sua infanzia con la mamma americana Patty e suo padre professore, il suo fratellino down Giuliano, le sue zie acquisite Matilde e Adriana che fanno parte di questa particolare famiglia allargata nella quale troveremo anche Zuellen.
Un libro che fa riflettere su quanto gli oggetti che ci circondano parlano di noi, di quanto c'è di noi nelle nostre case. La famiglia di Allegra è sempre messa al primo posto e quando è in difficoltà, e sembra andare alla deriva, Chiara Gamberale ci regala momenti di tenerezza e dolcezza tali che ho rischiato di commuovermi in spiaggia durante la lettura.
La bellissima postfazione di Paolo Di Paolo rende onore alla carriera di Chiara analizzando ogni suo libro e descrivendo la sua scrittura come unica.
Non posso che essere d'accordo e rimanere in attesa di trovare in libreria "Le luci nelle case degli altri", che Di Paolo definisce il più bello, e che vede ancora una volta la famiglia come fulcro del racconto.
"Arrivano i pagliacci" parla d'amore ma anche di sofferenza per la perdita e la lontananza di qualcuno che amiamo. Parla di amicizia, di famiglia, di quei rapporti indissolubili e di quelli che invece lasciamo naufragare.
Ma sempre parla di speranza perché la vita è come il circo: dopo il numero dei trapezisti arriva sempre quello dei pagliacci.



venerdì 21 agosto 2015

SELMA

Non ho mai dovuto lottare nella vita per vedermi riconoscere un diritto, altri si erano battuti per me negli anni scorsi.
Sono nata come cittadina italiana con dei diritti inviolabili, quando sono cresciuta era mio diritto e dovere frequentare la scuola, ho potuto scegliere l'università che volevo. 
Ho sempre potuto votare liberamente, entrare in tutti i locali che volevo o passeggiare in qualsiasi parco. Non riesco, perciò, nemmeno ad immaginare che cosa provassero tutte quelle persone a cui questi diritti erano negati fino al secolo scorso.
Non poter sedere sull'autobus dopo una giornata di lavoro, non poter fare il bagno in piscina, non poter votare e quindi esprimere la propria opinione. Essere costantemente derisi, guardati dall'alto in basso, o forse ignorati come se non esistessero.
Per poter ricordare l'ignoranza che c'era prima, e che purtroppo in alcuni casi c'è ancora, "Selma" è un ottimo film che ci parla della lotta guidata da Martin Luther King per conquistare il diritto al voto della popolazione nera.
E' uno di quei film che mi ricorda perché ho questa passione viscerale e spropositata per il cinema.
"Selma" racchiude fatti violenti e crudeli ripresi direttamente dalle telecamere dei giornalisti di allora che mostrano di come una marcia pacifica della popolazione nera venne brutalmente fermata con manganelli e fruste.
Ci sono state scene in cui mi è stato impossibile non girare la testa dall'altra parte per non guardare ma quelle cose orribili sono successe davvero e non dobbiamo dimenticarle.
Un film lento, efficace, che non vuole ingigantire i fatti ma vuole raccontarli, che vuole evidenziare la grandiosità del trascinatore che è stato Martin Luther King ma che nello stesso tempo ci mostra anche il lato "fragile" dell'uomo che era, le sue perplessità e i dubbi. Un uomo però che non ha avuto paura di chiedere appoggio ai "suoi" che per lui avevano sempre parole di incitamento.
Un film che ha il solo scopo di documentare fatti che fanno e devono far riflettere ancora oggi, quando ancora troppo spesso la frase nei tribunali "la legge è uguale per tutti" strappa solo un sorriso amaro.



sabato 1 agosto 2015

L'AMORE QUANDO C'ERA

In una ventina di minuti la mattina prima di andare al lavoro, finendolo in pausa pranzo, ho letto il mio secondo libro di Chiara Gamberale e devo dire che sono contenta di essermi portata avanti dandole fiducia avendo comprato anche "Arrivano i pagliacci" e "4 etti d'amore, grazie". 
La sua scrittura è piena, divertente e triste a volte nella stessa frase. E' provocatoria. E' un po' malinconica, un po' romantica, ma mai banale.
Chiara Gamberale è audace e fa sì che il lettore si ponga mille domande le quali sembrano essere state create proprio per chi legge in prima persona.
I personaggi sono veri, vicini a quelli come la maggior parte di noi in cui, quindi, ci possiamo facilmente riconoscere.
Ti entra dentro Chiara, come una freccia, come "L'amore quando c'era".
In questo piccolo romanzo troviamo Amanda e Tommaso che non si sentono per dodici anni/dieci anni e mezzo fino a quando, alla morte del padre di lui, Amanda scrive a Tommaso per confortarlo.
Si inizia così un breve e intenso scambio di mail (in fondo ormai stiamo vivendo l'amore ai tempi di YouTube) e di messaggi che porteranno i due protagonisti a rivivere vecchie emozioni, ad aprire vecchie ferite, a sognare con i distruttivi "e se...".
Inevitabilmente il lettore si fa le stesse domande di Amanda e Tommaso sull'amore: è più bello se c'è? E' più bello sognare dell'amore che c'era e che ora non c'è più? I tempi passati, quello che poteva essere ma non è stato, quello che non si è mai realizzato.. in alcuni di noi queste cose si attaccano alla pelle e arrivano strisciando fino ai pensieri, a volte togliendoti il sonno o l'appetito.
Poi a volte torna la calma e le nuvole scompaiono e capisci che se c'era, ma ora non c'è più, qualche ragione ci sarà stata. Insomma un piccolo spunto per qualche riflessione attraverso gli occhi di chi ha vissuto una storia d'amore e deve ora affrontare quello che arriva dopo i sogni: la realtà.