Dopo
anni in cui ho visto le sale cinematografiche piene solo per film che io non
classificherei tali, sono davvero orgogliosa che l’Italia possa finalmente
tirare un sospiro di sollievo.
Non
siamo salvi dall’invasione di commedie demenziali ma, ultimamente, vedo nomi di
registi che stanno elevando lo standard della commedia italiana: Sidney
Sibilla, Paolo Genovese e lo stesso Edoardo Leo che, in diverse interessanti
commedie, compare come attore oltre che come regista.
Forse
anche perché c’è una generazione di attori che è giunta all’apice del proprio
talento, sta di fatto che negli ultimi anni sono usciti nelle sale italiane
alcuni film che parlano di temi attuali, a volte drammatici, affrontati però
con semplicità e leggerezza.
Arrivare
insomma al cuore degli spettatori anche con il sorriso: questa penso sia una
specialità tutta italiana.
Il
film uscito quest’anno di Paolo Genovese è uno di quelli a cui mi riferisco:
ottimo, divertente, scioccante a tratti, che parla di temi attuali e
collettivi.
In
“Perfetti sconosciuti” innanzitutto vediamo riuniti alcuni degli attori
italiani più bravi e talentuosi del momento (Marco Giallini, Edoardo Leo e Valerio
Mastandrea sono le tre punte di diamante) che, insieme, formano un gruppo ben
affiatato le cui battute sembrano come scivolare tra loro.
Il
tema trattato è quello della vita segreta che ognuno di noi, in questo momento
storico in cui la comunicazione globale ci sta forse sfuggendo di mano, ha
all’insaputa di chi ci è vicino.
Un
gruppo di amici si riunisce a cena durante la quale decidono di fare un gioco:
mettere al centro del tavolo il proprio cellulare e leggere e rispondere ad
alta voce a ogni eventuale chiamata, messaggio o mail che riceveranno.
Un
gioco nato per provare che nessuno di loro ha nulla da nascondere, in verità scoprirà
le carte di ognuno dei componenti che cadranno, uno dopo l’altro, nella
battaglia da loro stessi iniziata.
Giudizi
affrettati, scheletri nell’armadio, vecchi rancori e situazioni imbarazzanti si
susseguiranno durante tutto il film e lo spettatore può solo assistere al
crollo di tutte le certezze e le buone intenzioni con cui era iniziata la
vicenda.
Ci
si chiede inevitabilmente quanto conosciamo le persone che ci stanno accanto,
quanto ci raccontano e quanto invece ci celano, e dopo un film del genere
probabilmente si avrà paura a porre certe domande. Ma una passa sicuramente
nella mente di tutti: è meglio sapere tutta quanta la verità anche se ferisce,
annienta? O è meglio continuare a vivere all’oscuro una vita “finta” che va
avanti, nonostante sia costruita sull’inganno e sulla finzione, in modo tutto
sommato tranquillo a cui potremmo adattarci?
Dopo
due colpi di scena assolutamente sconvolgenti Genovese ci lascia così, con
l’amaro in bocca e con la sensazione di sconfitta, perché in fondo sappiamo che
le situazioni viste sul grande schermo non sono poi così lontane dalla realtà
che ci circonda.
E’
per questo motivo che questa commedia/dramma funziona e ci tocca cuore e mente,
perché è come uno schiaffo in pieno viso, è come una verità urlata con tutto il
fiato che si ha.
“Perfetti
sconosciuti” è il fedele ritratto della società di oggi in cui sempre più
spesso diventiamo burattini di questa globalizzazione che ci vuole sempre più
presenti sulla scena ma che, allo stesso tempo, non ci permette più di essere
noi stessi e ci obbliga a nasconderci dietro a una maschera.
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